Lo Stato di diritto è in declino in tutta l’UE

A pochi mesi dall’importante tornata elettorale europea, il rapporto dell’osservatorio Civil Liberties Union for Europe accende un faro sulla deriva antidemocratica che stanno prendendo i 27 membri dell’Unione europea. È bene chiarire subito che le progressive violazioni dello Stato diritto non rappresentano una tendenza di pari livello in ogni Paese. Negli Stati in cui i partiti di estrema destra influenzano il potere, il deterioramento rischia di diventare sistemico.

Gli attacchi trovano terreno fertile in quelle democrazie più giovani, meno resilienti. Polonia, Ungheria, Slovacchia e Slovenia, ad esempio. Qui lo Stato di diritto può oscillare rapidamente sia verso il declino che verso la ripresa.

Nelle democrazie consolidate, come la Germania, la Francia o il Belgio le sfide allo Stato di diritto rimangono sporadiche, ma altrettanto degne di attenzione. Pur non rappresentando una minaccia esistenziale, possono trasformarsi in una questione sistemica. Nel 2023 si è limitata la possibilità di manifestare, abusato di tecnologia di sorveglianza e si sono attivate misure di emergenza per approvare legislazioni impopolari.

In Germania i giornalisti rischiano procedimenti penali se pubblicano decisioni giudiziarie non accessibili al pubblico. In Belgio il governo rifiuta i provvedimenti dei tribunali sui casi di asilo politico. Mentre la Francia ha approvato una contestatissima riforma delle pensioni ricorrendo ad un articolo della Costituzione (art.49, comma 3), che consente l’approvazione di un testo di legge senza la votazione parlamentare.

Una manifestazione per il clima a Parigi – Foto: Harrison Moore

E le preoccupazioni si intensificano con la crescita del consenso nei confronti dei partiti di estrema destra. Un esempio è l‘Italia, dove la destra radicale è al potere, e la Svezia, dove l’appoggio esterno delle frange estremiste garantisce la tenuta del governo. In questi Paesi si è già intervenuto a vario titolo sulla regressione del sistema giudiziario, sulla libertà e il pluralismo dei mezzi di comunicazione, pubblici e privati, e sulla libertà di manifestazione. Inoltre, il disprezzo dei diritti dei migranti e dei rifugiati rimane un problema serio.

Il rapporto Rule of Law è il risultato di 5 anni di monitoraggio ad opera di 37 gruppi per i diritti umani in 19 Paesi. Le conclusioni sono poco rassicuranti e manifestano apprensione per la riluttanza dell’UE ad intervenire con tutti gli strumenti di cui dispone.

“La Commissione, e l’intera UE, dispongono di strumenti molto potenti ma sono riluttanti a usarli in modo rapido e deciso. Siamo allarmati dalla mancanza di un’analisi seria di ciò che sta realmente accadendo in alcuni luoghi”.

— Balázs Dénes, direttore esecutivo di Civil Liberties Union for Europe

È ormai evidente che alcuni governi stanno deliberatamente intervenendo sugli equilibri democratici. Misure come il congelamento dei fondi UE o le procedure di infrazione dovrebbero essere adottate più spesso.

L’Ungheria, dove il partito nazionalista al governo, Fidesz, continua a smantellare intenzionalmente le strutture democratiche, ha subito il blocco dei fondi di coesione e diverse procedure di infrazione, ma grazie al potere di veto che i membri UE hanno sulle decisioni di politica estera, è riuscita a ricattare i 27 e a ottenere lo sblocco di 10,2 miliardi.

Così il caso ungherese è diventato d’ispirazione per il ritorno al potere di Robert Fico in Slovacchia. Il leader “cacciato” a furor di popolo 5 anni fa, dopo la morte di un giovane giornalista che indagava sui rapporti di alcuni membri del suo governo con la criminalità organizzata calabrese. Tra i controversi piani di riforma, il governo di Bratislava ha inserito la riduzione delle pene per corruzione e l’abolizione dell’ufficio del procuratore speciale incaricato di contrastare i gravi crimini e la corruzione ad alti livelli.

Viktor Orbán e Robert Fico – Foto: ©European Union EC

In Polonia, il neo eletto Donald Tusk ha avviato un percorso di ripristino delle strutture democratiche, dopo quasi un decennio di destra radicale del partito Diritto e Giustizia, ma la strada non è immune dal rischio di infrangere le stesse basi legali, intervenendo senza un giusto processo democratico. Il mese scorso, il governo polacco ha ricevuto un primo via libera della Commissione Europea allo sblocco dei fondi congelati dal 2021.

Spazio civico

Tra le violazioni più diffuse, anche nelle democrazie consolidate, ci sono le restrizioni allo spazio civico. Nel 2023 sono aumentate in modo significativo le limitazioni alla protesta pacifica. I manifestanti per il clima sono stati presi di mira dalle autorità e oggetto di arresti e procedimenti giudiziari per proteste non violente in Italia, Svezia, Germania e Belgio.

Senza lo "spazio" che permette alle persone di esercitare libertà fondamentali come quella di espressione, di associazione e di riunione viene meno uno degli elementi essenziali di ogni democrazia. Per tale motivo l'approccio di un governo allo spazio civico è uno dei primi sintomi della direzione di marcia intrapresa. 

Dall’inizio del conflitto nella Striscia di Gaza, Germania, Svezia, Belgio, Ungheria, Repubblica Ceca, Estonia e Bulgaria hanno limitato la libertà di parola e introdotto il divieto di manifestare in favore della Palestina e di esporre messaggi e simboli filo-palestinesi.

Corteo pro-Palestina in Germania – Foto: Rami Gzon

Giustizia e media

La politicizzazione dei sistemi giudiziari è in aumento in Francia, Germania, Grecia, Ungheria e Slovacchia. Senza contare che in Belgio, Germania, Repubblica Ceca e Slovacchia i meccanismi di responsabilità consentono l’esercizio di pressioni politiche da parte del potere esecutivo, ponendo in serio rischio l’equilibrio e la divisione dei poteri.

In Italia, Slovacchia e Grecia i politici hanno criticato costantemente l’operato dei tribunali e rivelato segreti sui casi in corso. Mentre in Grecia e Belgio i governi si sono rifiutati di rispettare le sentenze sui casi di asilo e protezione delle frontiere.

Gli attacchi fisici e verbali nei confronti dei giornalisti sono in continuo aumento. Preoccupa anche la concentrazione della proprietà dei mezzi di comunicazione. Nel weekend migliaia di cittadini slovacchi sono scesi in piazza contro la riforma della tv pubblica, che dovrebbe passare sotto il controllo dei partiti di governo.

Per l’osservatorio Civil Liberties Union for Europe, la Commissione Europea dispone dei mezzi, ma deve dar prova del controllo sugli sforzi dei Paesi membri. La Direttiva anti-SLAPP, l’AI Act e l’European Media Freedom Act, per quanto limitati, potranno essere utili strumenti contro l’aumento delle violazioni e far sì che l’arretramento dello Stato di diritto non diventi sistemico.

Link utili per approfondire il tema:

Direttiva anti-SLAPP

AI Act

European Media Freedom Act

Liberties Rule of Law Report 2024

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