Stretta Ue sui crimini ambientali

STRASBURGO – Dalla pena detentiva, al risarcimento proporzionato al fatturato. Il Parlamento europeo inasprisce le pene per persone fisiche e imprese che si macchiano di reati ambientali.

La nuova direttiva dell’Unione Europea contiene un elenco aggiornato di reati che vanno dal commercio illegale di legname, all’esaurimento delle risorse idriche, dalle violazioni sull’uso di prodotti chimici, all’inquinamento causato dalle grandi imbarcazioni.

Sono serviti 499 voti a favore, 100 contrari e 23 astenuti, per sostituire la polverosa Direttiva 2008/99/CE sulla tutela penale dell’ambiente.

Secondo i deputati europei le nuove norme contengono i cosiddetti reati qualificati: pratiche illecite in grado di distruggere un intero ecosistema, come gli incendi boschivi su larga scala o l’inquinamento diffuso del suolo, dell’acqua e dell’aria, paragonando questi crimini a veri e propri ecocidi. Atti illegali o sfrenati commessi con la consapevolezza che provocheranno gravi danni a lungo termine.

I reati commessi da privati ed esponenti di imprese saranno punibili con la reclusione:
- fino a 8 anni per i reati qualificati;
- 10 anni per chi causa la morte di una persona;
- 5 anni per tutti i reati connessi.

I trasgressori verranno obbligati a ripristinare l’ambiente danneggiato. Saranno, inoltre, oggetto di sanzioni e risarcimento danni.

Le imprese andranno incontro a multe dal 3% al 5% del fatturato annuale mondiale o in alternativa a sanzioni da 24 o 40 milioni di euro, a seconda della natura del reato. Agli Stati membri la libertà di perseguire tutti i crimini che non sono stati commessi sul loro territorio.

I relatori fanno sapere che la nuova direttiva mira a rendere persone ed imprese sempre più consapevoli che il semplice rispetto dei permessi non sarà più sufficiente ad esonerare un’attività inquinante.

Come ha spiegato il deputato olandese Antonius Manders “nei Paesi Bassi all’industria chimica era permesso inquinare il suolo con i PFAS (composti impiegati nella produzione di numerosi prodotti) prima che fossero identificati come dannosi per la salute umana. Con questa direttiva un giudice potrà finalmente vietarli.

Fumi di scarico all’interno di un distretto industriale

Con oltre 200 miliardi di fatturato annuo, i reati ambientali rappresentano la quarta attività criminale del mondo dopo droga, armi e traffico di esseri umani. Numeri che evidenziano il fallimento e il tempo sprecato a più di 15 anni dalla direttiva del 2008.

“In base a questo accordo, chi inquina pagherà. Inoltre, è un passo importante nella giusta direzione il fatto che qualsiasi persona che ricopra una posizione dirigenziale in un’azienda responsabile dell’inquinamento, possa essere ritenuta responsabile così come l’azienda stessa. Con l’introduzione di un obbligo di diligenza, non esiste dove altro nascondersi dietro permessi o scappatoie legislative“.

— Antonius Manders, deputato olandese dell’EPP al Parlamento europeo

Si è aperta una nuova pagina nella storia dell’Ue, ma è bene ricordare che i crimini ambientali continuano a crescere ad un ritmo più veloce dell’economia globale. Per molti, i reati puniti sono ancora troppo circoscritti e le sanzioni non rappresentano un vero deterrente.

La direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. Gli Stati membri avranno a disposizione 2 anni per ratificare le norme nelle rispettive legislazioni nazionali.

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