La contraccezione è un affare politico

“Abbiamo uno standard sulle banane, uno standard sulle carote e uno standard sui caricabatterie, ma non ne abbiamo ancora uno per i diritti delle donne”. Robert Biedrón, presidente della commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere del Parlamento europeo, non ha usato mezzi termini nel corso della presentazione dell’Atlante delle politiche sulla contraccezione. Un tema che ancora fatica a trovare spazio quando si parla di disuguaglianze.

Dal 2017 il Forum parlamentare europeo per i diritti sessuali e riproduttivi (EPF) analizza periodicamente 47 paesi in tutta Europa sull'accesso alla moderna contraccezione.

Garantire a tutte le persone l’accesso ai metodi contraccettivi, oltre ad apportare significativi benefici alla salute, alimenta l’avanzamento dei diritti umani. Parliamo del diritto alla vita e alla libertà di opinione, di espressione e di scelta. Così come il diritto all’istruzione e al lavoro.

Una donna libera di scegliere sul numero dei figli o sulla distanza tra una gravidanza e l’altra, ha maggior possibilità di accedere all’istruzione o al lavoro desiderato, con benefici a cascata sulla sfera affettiva e sulla costruzione di famiglie e società più felici.

La percentuale di donne in età riproduttiva (15-49 anni) che soddisfano il bisogno di pianificazione familiare cresce troppo lentamente. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ad interferire c’è ancora la difficoltà d’accesso alla contraccezione.

Le ragioni sono:

  • la limitata scelta dei metodi contraccettivi;
  • l’opposizione culturale o religiosa;
  • l’accesso limitato ai servizi per giovani, poveri e persone non coniugate;
  • la paura degli effetti collaterali;
  • le barriere di genere nell’accesso ai servizi;
  • la scarsa qualità dei servizi.

Più questi ostacoli vengono abbattuti, più la domanda aumenta.

Tipologie di contraccettivi – Foto: Reproductive Health Supplies Coalition

L’Europa vanta i più alti tassi di diffusione dei contraccettivi e i più bassi tassi di aborto del mondo, ma l’analisi condotta dall’EPF mostra il persistente divario tra Est e Ovest del continente.

Solo 10 Paesi su 47, il 21% degli Stati analizzati, dispone di buoni o eccezionali siti web pubblici sulla contraccezione.

Il 94% prevede la copertura della consulenza tramite sistema sanitario nazionale, mentre solo il 43% copre l’acquisto di contraccettivi.

A guidare la classifica è il Lussemburgo, il Paese più ricco dell’UE, dove il governo si prende cura dei cittadini a partire dall’informazione, con moderni siti e manuali consultabili online. Nel Paese un’ampia gamma di contraccettivi è prevista nei programmi di copertura del sistema sanitario nazionale, compresi gli impianti. Oltre alla disponibilità di contraccettivi di emergenza gratuiti nelle farmacie.

Tra i paesi più virtuosi troviamo anche Regno Unito, Francia, Belgio e Irlanda. Fanalini di coda Armenia, Ungheria e Polonia. Quest’ultima per anni ha minato le fondamenta dell’emancipazione femminile, vittima di un governo ultraconservatore. Il cambio politico alle ultime elezioni però, sta già dando i primi frutti. Proprio recentemente il Parlamento ha votato in favore di una maggiore accessibilità alla “pillola del giorno dopo”, eliminando la necessità della prescrizione medica (ora serve la firma del Presidente conservatore Duda).

Dal 2022, in Francia, il sistema sanitario nazionale offre una copertura totale dei costi della contraccezione per le donne di età inferiore ai 26 anni, fino a prima erano coperte solo le minori. Per le donne che non rientrano in questa fascia di età è comunque garantito un rimborso intorno al 65%.

Inoltre, tutte le donne hanno accesso alla “pillola del giorno dopo” senza prescrizione medica, in ogni farmacia del Paese. Cosa diversa per la pillola anticoncezionale a cui possono accedere, anche senza consenso dei genitori, tutte le donne sopra i 15 anni, ma previa presentazione della prescrizione medica.

L’Italia, stabile al 25° posto della classifica, conferma il vistoso gap che la separa dalle grandi democrazie, nonostante una legge del 1975 già preveda la contraccezione gratuita.

Ad oggi, solo in alcune regioni italiane la pillola contraccettiva è gratuita, e vi può accedere solo chi rientra tra le categorie “deboli” determinate da età, reddito, particolari condizioni di lavoro o studio.

Nel 2023 si era aperto uno spiraglio per il rimborso della pillola contraccettiva, ma dall’Aifa è arrivato lo stop per motivi economici. L’Agenzia Italiana del Farmaco ha stabilito che la pillola sarà gratuita per le donne fino ai 26 anni e unicamente nelle strutture pubbliche e nei consultori. L’annuncio ha generato forti dubbi e timori per la riduzione del numero di donne che effettivamente ne potranno beneficiare, considerando anche i problemi di reperibilità del farmaco in molti luoghi del Paese.

“Il primo passo per l’indipendenza e l’uguaglianza è decidere sui nostri corpi, l’accesso alla contraccezione è uno strumento di empowerment”.

— Karen Melchior
Commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere del Parlamento europeo

La disuguaglianza nell’accesso alla contraccezione è sì un problema legato al reddito, ma nelle società moderne non garantire un costo ragionevole è prima di tutto una scelta politica.

È una scelta politica non assicurare un accesso completo e aggiornato alle informazioni sui metodi e i servizi legati alla contraccezione, e che non siano giudicanti del sesso e del tipo di relazione.

È una scelta politica non adottare strategie e politiche adeguate, basate sull’evidenza, in materia di salute sessuale e riproduttiva.

È una scelta politica non orientare maggiori investimenti del bilancio nazionale nel miglioramento dei sistemi sanitari pubblici, delle forniture e delle informazioni sulla salute riproduttiva.

È chiaro che mentre i Paesi si muovono in modo sparso, l’Unione Europea dovrebbe svolgere un ruolo chiave cercando di garantire un allineamento delle politiche contraccettive tra tutti gli Stati membri. Far sì che anche la contraccezione, e in modo più ampio la libertà di scelta sul proprio corpo, possa diventare un diritto inalienabile e magari saldamente legato all’ottenimento di fondi europei.

Link utili per approfondire il tema:

European Parliamentary Forum for Sexual and Reproductive Rights

World Health Organization

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