Cosa sta succedendo agli agricoltori europei?

Dapprima si sono fermati gli agricoltori olandesi. Poi è stato il turno dei belgi, dei francesi e a caduta libera il malcontento ha travolto Polonia, Ungheria, Slovacchia, Bulgaria, Romania e ultime, solo in ordine cronologico, Germania e Repubblica Ceca.

Ad agitare l’intero comparto dell’agricoltura è la concorrenza sleale, le riduzioni dei sussidi e delle agevolazioni fiscali. Le limitazioni delle produzioni per mitigare le emissioni di gas serra e le rotazioni forzate delle coltivazioni per rigenerare la fertilità del suolo. Il dito è puntato contro i tagli indiscriminati dei governi nazionali e delle nuove direttive dell’UE legate alla PAC.

Una coltivazione di pomodori in serra – Foto: Erwan Hesry

Olanda

Nonostante le limitate dimensioni del paese, l’Olanda è il secondo maggior esportatore di prodotti agricoli nel mondo, dopo gli Stati Uniti. Dal 1995 il volume della produzione agricola e animale olandese è cresciuto del 20%, stabilendo un nuovo record nel 2022: oltre 122 miliardi di euro di esportazioni. Un dato in aumento del 17% rispetto al 2021 a causa dell’impennata dei prezzi (dati CBS, Ufficio Centrale di Statistica dei Paesi Bassi).

- Più della metà del territorio olandese è utilizzato per l'agricoltura.
- I Paesi Bassi sono il più grande esportatore di carne d'Europa: ogni anno vengono prodotti oltre 100 milioni di polli, 13 milioni di maiali e 4 milioni di mucche.

L’elevata produzione ne ha fatto uno dei principali bersagli dell’Ue per via del costante superamento delle emissioni di ossidi di azoto e ammoniaca. Il Governo di Mark Rutte aveva manifestato la volontà di ridurre le emissioni del 50% entro il 2030, causando l’ira degli agricoltori che dal 2019 sono sul piede di guerra.

Nel novembre dello scorso anno l’Ue è corsa ai ripari e ha approvato un piano da 1,5 miliardi per risarcire gli agricoltori olandesi che chiuderanno volontariamente le proprie aziende nei pressi di riserve naturali. Si stima che circa 3.000 imprese potranno usufruire del programma.

Intanto, la causa degli agricoltori olandesi ha oltrepassato le piazze ed è approdata in politica. Si chiama Boer Burger Beweging (Movimento Civico-Contadino), è il partito populista che trae il suo maggior successo nelle aree rurali del Paese e che alle elezioni provinciali dello scorso marzo, ha raggiunto il 19,19% dei consensi, conquistando il maggior numero di seggi in tutte le 12 province. E dato che nei Paesi Bassi i Consigli provinciali eleggono i membri del Senato, il partito ora ha 16 senatori su 75, la più grande rappresentanza dell’aula.

Luglio 2020. Manifestanti bloccano con i trattori l’aeroporto di Eindhoven – Foto: Ministerie van Defensie

Belgio

Situazione analoga in Belgio dove si ricordano ancora le lunghe file di trattori che nel marzo del 2023 hanno bloccato il traffico di Bruxelles. 2700 veicoli provenienti dalle Fiandre si erano radunati per l’ennesima protesta contro i tagli pianificati all’agricoltura per limitare le emissioni di azoto. Negli ultimi anni il governo fiammingo ha tentato più volte di raggiungere un accordo sulle nuove norme, ma gli obiettivi erano troppo stringenti.

Lo scorso novembre è stata raggiunta una prima intesa tra i partiti di governo, ma il traguardo è stato ridimensionato. Le cosiddette fattorie rosse, dalle alte emissioni, non saranno più vincolate alla chiusura entro il 2030. Per loro ci sarà la possibilità di ridurre progressivamente la diffusione di azoto, grazie a delle compensazioni economiche per l’adeguamento tecnologico.

La soglia di inammissibilità è stata abolita, ma le aziende non a norma saranno disincentivate perché soggette all’obbligo di presentare uno studio ambientale approfondito.

Dal 2025 sarà prevista anche una compensazione esterna, ovvero la possibilità per un agricoltore di rilevare i diritti di emissione di un’azienda che ha lasciato l’attività, previa valutazione di uno studio ambientale che dimostri la non alterazione degli obiettivi di riduzione.

Il governo ha chiesto all’UE di tener conto della situazione specifica della regione. L’impressione è che si sia fatto un passo indietro. La presidenza semestrale belga del Consiglio dell’Unione Europea congelerà ulteriormente la situazione.

Le campagne di Turnhout, nella provincia di Anversa – Foto: Takeshi Morisato
A Turnhout, nella provincia di Anversa, l'intera area intorno alla riserva naturale Turnhouts Vennen era sottoposta ad un rigido blocco di qualsiasi attività, a causa dei gravi problemi derivanti dall'ossido di azoto. Col recente accordo la questione verrà accantonata e sarà soggetta alle stesse soglie generiche delle Fiandre.

Francia

Quintali di letame e paglia, rifiuti vegetali di vario genere e pneumatici usati hanno riempito le strade della Francia, quando lo scorso novembre è partita la protesta su larga scala degli agricoltori transalpini.

Qui si lamenta il continuo ritardo del pagamento dei sussidi europei, l’eccesso della burocrazia nazionale, la fine delle esenzioni fiscali per il gasolio e la concorrenza sleale delle importazioni a basso costo.

Secondo il sindacato di categoria FNSEA, il governo sta spingendo per un processo produttivo più ecosostenibile. Si contesta la decisione della commissione Ambiente del Parlamento europeo che dispone una drastica riduzione dei fitofarmaci che, a detta del sindacato, sarebbe una catastrofe, perché propone obiettivi irrealistici. La FNSEA si è mostrata indignata anche dall’astensione del governo francese alla proposta di rinnovo decennale dell’autorizzazione all’uso del glifosato.

Germania

In Germania le proteste si sono parzialmente placate negli ultimi giorni. Gli agricoltori si erano riversati nelle strade con i loro trattori, eloquenti quelli sotto la Porta di Brandeburgo, contro la rimozione dei principali privilegi fiscali, ma anche contro il Farm to Fork, il programma dell’Ue che, tra le cose, prevede la conversione a biologico di parte delle superfici, oltre all’abbattimento dell’uso di fitofarmaci e alla rotazione delle coltivazioni.

Sul finire dello scorso anno il governo tedesco ha dovuto tagliare drasticamente le spese, dopo che la Corte federale ha dichiarato incostituzionale l’uso dell’avanzo di stanziamento straordinario per il Covid, per la copertura degli investimenti nella transizione verde. Il governo sta valutando un nuovo progetto di bilancio per colmare il buco di 17 miliardi di euro.

Nelle ultime ore gli agricoltori sono riusciti a bloccare la cancellazione dell’esenzione fiscale per i veicoli a motore e del sussidio per il carburante agricolo (sarà ridotto gradualmente).

Romania, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Bulgaria e Repubblica Ceca

Anche i Paesi dell’Est, a diverse intensità, hanno manifestato platealmente il difficile stato in cui versa il mondo dell’agricoltura. Qui si sono uniti alla protesta anche i trasportatori.

Ad agitare il comparto sono ancora i ritardi nei pagamenti dei sussidi europei e i risarcimenti per le zone colpite dalla siccità.

Ma il danno più evidente deriva dal passaggio senza controllo del grano ucraino. I carichi dovrebbero solo transitare nei Paesi dell’Est, ma gli agricoltori denunciano che parte delle derrate alla fine rimangono sul territorio, colpendo duramente le aziende del luogo. In più le politiche adottate dall’Ue nei confronti dell’Ucraina, come l’attenuazione delle regole di accesso al confine, hanno creato un forte squilibrio nella concorrenza.

Autotrasportatori in coda – Foto: Wolfgang Hasselmann

Nel frattempo si sono aggregati anche i camionisti che vedono aumentare le aliquote fiscali e assicurative, e sono costretti a lunghe attese per attraversare il confine. Solo dopo giorni di protesta, i trasportatori polacchi hanno revocato il blocco del valico di frontiera con l’Ucraina.

Questa settimana in Polonia e Romania si sono raggiunti i primi accordi con le categorie, di fatto però rimandano solo il problema.

Il governo polacco ha promesso di mantenere le tasse agricole ai livelli del 2023, di introdurre dei sussidi alla produzione di mais e di aumentare i prestiti preferenziali di liquidità. Ma l’interesse primario non è stato soddisfatto: non saranno attuate restrizioni sulle importazioni dall’Ucraina.

In Romania invece, il governo si è impegnato a sovvenzionare le accise agricole fino al 2026 e a facilitare prestiti a tasso agevolato. Ha poi concesso deroghe all’obbligo di rotazione delle colture e accettato di compensare le perdite causate dalle importazioni ucraine. Tra le misure ci sarebbe un’etichettatura distinta per monitorare con GPS le merci ucraine nel porto di Costanza.

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