Romania e Bulgaria restano al palo. Niente Schengen

BRUXELLES – Romania e Bulgaria restano fuori dallo spazio Schengen. Mentre le capitali europee affossano il patto di libera circolazione, preoccupate da attacchi terroristici e ondate migratorie, a Bruxelles continua a consumarsi la battaglia dei due Paesi dell’est (membri dell’Unione Europea) per farne parte.

Romania e Bulgaria da 12 anni soddisfano tutti i criteri per essere accolti nell’area Schengen” ha dichiarato solo pochi giorni fa Eugen Tomac, deputato romeno del Partito del Movimento Popolare, in un dibattito al Parlamento Europeo. “Perché la Commissione non si è ancora pronunciata davanti alla Corte di giustizia dell’Unione Europea in merito a questo abuso di potere da parte del Consiglio?“. Il politico romeno si riferisce alla persistente opposizione dell’Austria in Consiglio Europeo. I Paesi Bassi invece hanno appoggiato la richiesta romena, ma rifiutano quella bulgara a causa dei vuoti giudiziari e della diffusa corruzione. Senza un voto all’unanimità non c’è possibilità di avanzamento.

La bagarre sull’allargamento delle frontiere ormai è storia. Il flusso migratorio che da anni si sta verificando in tutta Europa, ha incrinato le relazioni tra i Paesi. Di anno in anno si assiste a politiche nazionali contraddittorie che ledono la coesione e il rispetto dei trattati. In questo contesto ogni materia che richiede il consenso unanime dei Paesi membri, diventa luogo di un braccio di ferro interminabile.

Il veto di Austria e Paesi Bassi

Secondo gli austriaci l’intero sistema Schengen ha fallito. Per il cancelliere Karl Nehammer, più volte intervenuto sull’argomento, esiste un reale problema di sicurezza che allo stato attuale è impossibile da eliminare. Il governo parla di oltre 75mila migranti illegali che nel 2022 hanno raggiunto il piccolo paese di quasi 9milioni di abitanti. 232.350 sarebbero gli attraversamenti irregolari delle frontiere esterne nei primi 8 mesi del 2023. La posizione di Nehammer è chiara: “il sistema di asilo ha fallito, l’allargamento di Schengen non avverrà in questo modo“.

Il cancelliere austriaco Karl Nehammer con la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen – Foto © European Union

Lo scorso anno lo stop a Romania e Bulgaria arrivò dopo l’ok alla libera circolazione per la Croazia (ufficialmente in Schengen dal gennaio 2023). Fortemente deluso il Presidente romeno Klaus Iohannis definì l’atteggiamento austriaco “ingiustificato e deplorevole, portatore di instabilità nell’attuale contesto geopolitico“. Seguì un richiamo in patria dell’ambasciatore in Austria, Emil Hurezeanu, e una riduzione delle relazioni diplomatiche.

Di contro, Romania e Bulgaria il 5 luglio hanno ricevuto il benestare della Commissione Europea, in primis dalla Vicepresidente Věra Jourová, responsabile per i valori e la trasparenza. Il 12 è arrivato anche il sì del Parlamento Europeo con 526 voti favorevoli, 57 contrari e 42 astenuti.

La Commissaria Věra Jourová (a destra) con la Ministra della Giustizia romena Alina Gorghiu – Foto © European Union

Dopo la pubblicazione del rapporto 2023 sullo Stato di diritto, la Jourová ha dichiarato che il processo di monitoraggio dei due Paesi può considerarsi concluso. Entrambi hanno raggiunto gli obiettivi minimi intrapresi al momento dell’entrata in UE nel 2007. “La situazione politica in Bulgaria non sta vivendo un momento semplicissimo – ha affermato il Commissario europeo per la giustizia Didier Reynders -, ma i dati a disposizione registrano dei progressi“. Più tardi anche Ursula von der Leyen ha voluto congratularsi, sottolinenando che “la chiusura del Meccanismo di cooperazione e verifica è un riconoscimento degli sforzi fatti“.

Il rapporto sullo Stato di diritto rileva altresì profonde mancanze nell’indipendenza dei media pubblici romeni e la pregressa mancanza di credibilità della giustizia bulgara; ma la Commissione Europea fa sapere che il Meccanismo di cooperazione e verifica non è mai stato collegato alla libera circolazione. L’allusione alla strumentalizzazione di alcuni Paesi è chiara.

Secondo il Parlamento, il fatto che Romania e Bulgaria siano ancora fuori dall’Area di esenzione del visto grava socialmente ed economicamente sulle imprese e sulle popolazioni dei due Paesi.

"I cittadini bulgari e romeni sono discriminati, quando viaggiano o fanno affari all'estero devono affrontare ritardi, difficoltà burocratiche e costi aggiuntivi rispetto ai loro omologhi nell'area Schengen". 
- Sessione plenaria del Parlamento Europeo, 12 luglio 2023 -

I Paesi Bassi hanno avuto sempre un approccio scettico, talvolta sospettoso, nei confronti dell’allargamento dei confini. Lo sono stati durante il processo di adesione all’Ue dell’Albania (al momento possiede lo status di candidata); lo sono ora nei confronti della Bulgaria (per la libera circolazione) e lo hanno mostrato anche nello studioRigoroso, giusto e più aperto verso l’allargamento dell’UE! Opinione pubblica olandese sull’adesione dei Balcani occidentali“. Non è chiaro se il rifiuto sia radicato nella popolazione o se la maggior parte di essa analizzi la questione solo superficialmente. Ma l’inquietudine che emerge nel sondaggio, spesso è il riflesso dell’inquietudine generale sul funzionamento dell’Unione Europea. I diritti negati, così come l’uso improprio del denaro pubblico, sono tra i temi centrali.

Da sinistra la Commissaria europea per l’energia Kadri Simson, la Presidente della CE Ursula von der Leyen e il Presidente bulgaro Rumen Radev – Foto © European Union

Il Primo Ministro olandese Mark Rutte ricevette dure critiche quando dichiarò che il confine bulgaro potrebbe essere superato con una banconota da 50 euro” . Per bocca del Presidente Rumen Radev, la Bulgaria rispose ricordando le numerose morti delle guardie di frontiera e la forte pressione migratoria che il Paese continua a subire lungo i 260 chilometri di confine con la Turchia. “Invece della solidarietà europea, la Bulgaria ottiene solo cinismo” sentenziò Radev.

Ora tutti gli occhi sono puntati sul Consiglio Europeo di dicembre. La Spagna, che detiene la Presidenza fino al termine dell’anno, ha palesato la volontà di raggiungere un accordo. Il 19 ottobre il Ministro dell’Interno spagnolo Fernando Grande-Malaska, ha definito una priorità l’adesione a Schengen di Romania e Bulgaria.

Finora lo spazio Schengen è stato sospeso 387 volte. Terrorismo e Coronavirus le ragioni più diffuse degli ultimi anni. Italia, Slovenia, Austria, Germania, Francia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Svezia e Norvegia hanno ripristinato i controlli alle frontiere dopo l'aggravarsi della situazione in Medio Oriente e gli attacchi terroristici.
Schengen prevede lo stop fino a 30 giorni con proroga di 6 mesi. Nei casi urgenti da 10 a 20 giorni senza preavviso. 

Il 1º gennaio 2023 la Croazia è diventata il 23º Paese dell’Unione Europea ad aderire allo spazio Schengen. Il 27° se si considera la partecipazione degli Stati terzi Norvegia, Islanda, Svizzera e Liechtenstein. Quasi 420 milioni di persone sono libere di circolare senza un passaporto. All’appello mancano le suddette Romania e Bulgaria, l’Irlanda, che ha negoziato una clausola di opt-out mantenendo la propria area di circolazione con il Regno Unito e Cipro.

Vicenda atipica quella della piccola isola, che si trova fuori a causa del contenzioso con l’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro del Nord. Un piccolo passo è stato fatto il 25 luglio con l’entrata nel SIS (Sistema d’informazione Schengen).

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